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L'OFFENSIVA AUSTRO UNGARICA SUL FLONDAR 

Dopo l'operazione fallita sul Timavo il Comando Supremo dichiarò conclusa la Decima Battaglia dell'Isonzo che, visti gli obiettivi iniziali, si poteva considerare un ennesimo fallimento. Il Monte Santo era rimasto sotto il controllo austro-ungarico mentre la famigerata linea Trstelj-Monte Ermada continuava ad essere inavvicinabile.

I soldati, comprensibilmente, continuavano ad essere provati e delusi dopo due anni di guerra. Il colonnello Angelo Gatti, capo dell'Ufficio storico del Comando Supremo, scrisse come durante quella battaglia gli uomini fossero rassegnati e disperati: "non si ribellavano: quando erano spinti fuori dalle trincee andavano; ma piangevano." Iniziava a farsi largo l'idea che ormai, prima di sconfiggere gli imperi centrali, sarebbero stati necessari ancora diversi anni di guerra.

A peggiorare la situazione e il morale ci fu la controffensiva austro-ungarica che puntava a riconquistare il terreno perduto nei giorni precedenti. La nuova e precaria linea italiana partiva dalla zona di Fornaza, attraversava la piccola località di Comarie, toccava la collina del Flondar seguendo poi la strada tra Medeazza e San Giovanni di Duino. Il 3 giugno tutte queste località iniziarono ad essere pesantemente bombardate. Dopo 24 ore, i vertici militari asburgici lanciarono all'attacco i fanti. Nonostante fossero in minoranza rispetto agli italiani, i soldati di Borojevic riuscirono in tre giorni a far arretrare la linea italiana di un chilometro e mezzo, allontanandoli ancora di più dal Monte Ermada. Erano riusciti a riconquistare la strategica collina del Flondar e, sfondando in diversi punti, costrinsero i soldati della Terza Armata a retrocedere per non essere circondati. Il successo, seppur minimo, ottenuto dall'Italia nella Decima Battaglia dell'Isonzo fu così vanificato.

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