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 IL PICCIONE CHE SALVÒ UN BATTAGLIONE 

Cher Amì e il "battaglione perduto"


3 Ottobre 1918, agli sgoccioli della prima guerra mondiale: durante la battaglia delle Argonne, un battaglione della 770° divisione, capeggiato da Charles Whittlesey, rimase bloccato in una depressione dietro le linee nemiche, senza cibo nè proiettili.

Bersagliati dal fuoco nemico, l'ufficiale provò il lancio di due piccioni viaggiatori per informare il comando della situazione e chiedere rinforzi: per i tedeschi non fu difficile abbattere tutti e due i volatili. Al battaglione, pesantemente decimato, rimaneva un'ultima chance: un terzo piccione, femmina, chiamato Cher Amì ("caro amico" in francese), a cui legarono una nota alla zampetta destra descriventi le precise coordinate. Con il cuore in gola, il maggiore liberò il piccione: i soldati tedeschi iniziarono un vero e proprio tiro al bersaglio, ma la piccola volatile resistette indomita: nonostante una zampa staccata (che poi le verrà amputata) e delle ferite agli occhi e al petto, riuscì comunque ad arrivare a destinazione, diventando l'eroina di quello che fu poi soprannominato "il battaglione perduto".

Gli americani, estremamente riconoscenti, le assegnarono una Croix de Guerre e vari riconoscimenti per i messaggi recapitati e alcuni medici dell'esercito le fabbricarono una piccola stampella in legno per rimpiazzare la zampa amputata. Cher Amì morì nel 1919 a causa delle ferite riportate in battaglia l'anno prima, ferite che si era procurata salvando un pugno di uomini che le sarebbero stati per sempre riconoscenti.

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