top of page
  • Immagine del redattore~Vate

Golpe Borghese


Chiamato anche “golpe dei forestali” o “golpe dell’Immacolata”, il golpe Borghese è stato un tentativo di colpo di Stato avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, organizzato da Junio Valerio Borghese, ex comandate della X Flottiglia Mas. Il golpe fu annullato dallo stesso Borghese per motivi mai chiariti.

Procediamo per gradi. Il periodo è quello di fine anni ‘60-inizio anni ‘70: sono gli “anni di piombo”, periodo storico dell’Italia repubblicana caratterizzato da un’estremizzazione della politica, tradotta in lotta armata e terrorismo. In questo quadro storico si colloca il golpe Borghese.

I primi progetti del golpe si fanno risalire agli anni ‘60, periodo in cui furono fondati movimenti ed organizzazioni neofasciste come Avanguardia Nazionale e il Fronte Nazionale (fondata dallo stesso Borghese), le quali parteciparono al suddetto golpe. Questi gruppi, verso la fine degli anni ‘60, entrarono in contatto con le Forze armate italiane e, d’accordo con alcuni vertici militari e membri dei Ministeri, si organizzarono per il colpo di Stato. Gli obiettivi dei congiurati erano quelli di occupare gli uffici Rai di Via Teuladia (Roma) e i Ministeri degli interni e della Difesa, di rapire l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e di uccidere il Capo della polizia Angelo Vicari.

A questi avvenimenti sarebbe stato accompagnato un proclama ufficiale alla nazione, che Borghese stesso avrebbe letto dagli studi occupati della Rai. Il testo in questione ritrovato era il seguente:

"Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, e ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale ha cessato di esistere. Nelle prossime ore, con successivi bollettini, vi saranno indicati i provvedimenti più importanti ed idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione. Le forze armate, le forze dell'ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della nazione sono con noi; mentre, d'altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli che per intendersi, volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo stato che creeremo sarà un'Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera. Il nostro glorioso tricolore! Soldati di terra, di mare e dell'aria, Forze dell'Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria e il ristabilimento dell'ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali, vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento nessuno potrà impunemente deridervi, offendervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi. Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso TRICOLORE, vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno all'amore: ITALIA, ITALIA, VIVA L'ITALIA!"

Ad ogni modo, il piano cominciò a essere attuato tra il 7 e l'8 dicembre 1970. Alle ore 23:00 alcuni obiettivi strategici erano stati raggiunti, con il concentramento a Roma di diverse centinaia di congiurati e con azioni simili in diverse città italiane. Nel Ministero dell’Interno vennero distribuite armi e munizioni a coloro che stavano partecipando al golpe: alcuni uomini facenti parte dei vertici militari presero posizione al Ministero della Difesa, mentre un gruppo armato del Corpo Forestale dello Stato (187 uomini) si appostò non lontano dalle sedi televisive Rai. A Milano, invece, fu occupato Sesto San Giovanni. Il golpe era in fase di avanzata esecuzione quando, improvvisamente, all’1:40 Borghese ne ordinò l'immediato annullamento.

Esistono diverse teorie in merito. Secondo la testimonianza del generale dell’Esercito Italiano Amos Spiazzi, che avrebbe partecipato al golpe, il colpo di Stato sarebbe stato in realtà fittizio: immediatamente represso dalle forze governative tramite un piano di contingenza chiamato “Esigenza Triangolo”, predisposto al fine di impartire alle Forze armate italiane delle linee guida coordinate in caso di insurrezione armata interna. Questo piano sarebbe stato ideato come scusa per consentire al governo democristiano di emanare leggi speciali. Borghese, tuttavia, si sarebbe reso conto (o sarebbe stato avvertito) della trappola e si sarebbe dunque fermato in tempo. Il movimento di Amos Spiazzi a Sesto San Giovanni faceva parte della suddetta operazione “Esigenza triangolo”, finalizzata proprio a reprimere il golpe, non al golpe stesso. Egli testimoniò di aver incrociato durante il tragitto in autostrada quella notte numerose autocolonne militari oltre la sua. Il generale Spiazzi fu l'unico militare a dare testimonianza pubblica di ciò che avvenne quella notte.

In un programma di Giovanni Minoli si è presentata la documentata visione dello stop al golpe come di un ordine proveniente dai servizi americani, che avrebbero dato il loro beneplacito al proseguimento del colpo di mano solo nel caso che al vertice del nuovo assetto politico fosse stato posto Giulio Andreotti, il quale avrebbe invece rifiutato.

Bisogna precisare che le indagini e i processi hanno portato ad un nulla di fatto: i 48 imputati furono tutti assolti in appello dall’accusa di cospirazione politica nel 1984, con la formula “perché il fatto non sussiste” e vennero ridotte le condanne ad alcuni imputati minori per il reato di detenzione e porto di arma da fuoco. Negli anni ‘90, tuttavia, furono scoperte nuove informazioni sul golpe, che facevano riferimento, tra gli altri, a Licio Gelli, “maestro venerabile” della loggia massonica P2. Sempre in quegli anni, Giulio Andreotti (all’epoca dei fatti, Ministro della Difesa) presentò un dossier alla Procura, portando alla luce nuove informazioni. Interrogato, Andreotti dichiarò di aver tagliato quelle parti dal dossier originale per non renderle pubbliche, in quanto si trattava di informazioni “inessenziali” e non comprovate.

Nel 1995 verrà confermata anche dalla magistratura la presenza di un’organizzazione sovversiva affiliata alle logge massoniche e ad apparati mafiosi. Oltre al già citato Licio Gelli, si fanno i nomi di altri affiliati alla P2: il generale Francesco Mereu, capo di Stato maggiore dell’Esercito, e l’Ammiraglio Giovanni Torrisi, capo del SIOS (Servizio informazioni operative e situazione) Marina. Il collegamento con la mafia si intuì nel coinvolgimento di un medico iscritto alla P2, Salvatore Drago, il quale godeva di buone conoscenze in ambienti mafiosi e sarebbe stato in contatto con Torrisi. Del coinvolgimento con la mafia ne parlò anche Giovanni Falcone nel 1988: “certi passaggi del golpe Borghese, (...) in cui sicuramente era coinvolta la mafia siciliana”.

È infine da ritenere che l'ordine di abbandonare il golpe sia conseguenza di un aspro dibattito, negli ambienti reazionari, tra chi auspicava un'immediata soluzione forte (presa materiale del potere), e chi era fautore di una condotta maggiormente politica dell'affare, sia pure eventualmente con qualche accorgimento non del tutto legale.

Qualunque sia la verità, il mantenimento dell’Italia in una posizione anticomunista e filoatlantista fu un obiettivo che venne raggiunto, dai successivi governi, anche senza effettuare il colpo di Stato.

29 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page